Secondo un’indagine realizzata da Toluna per La Stampa, meno del 18 per cento degli intervistati sarebbe in grado di identificare i diversi tipi di phishing. E con i deepfake le cybertruffe potrebbero diventare ancora più difficili da smascherare.
Il vero pericolo per chi è connesso a Internet, come rivelato dalla gran parte delle analisi di previsione per il 2020, sarà quello dei tentativi di phishing, ovvero di truffe realizzate attraverso dei trucchi che inducono l’utente a cadere in una trappola credendo di essere di fronte a un contenuto legittimo.
Secondo un’indagine condotta da Toluna e realizzata per La Stampa, solo il 17,93 per cento degli intervistati sarebbe in grado di identificare tutti i diversi tipi di phishing (tra cui email o sms contenenti link malevoli o siti web che replicano delle pagine legittime).
In particolare, sembra che gli utenti sottovalutino la possibilità di venire attaccati tramite sms, metodo sempre più diffuso per l’installazione dei software-spia in uso alle procure italiane. E nel futuro la lista delle tipologie di phishing potrebbe allungarsi ulteriormente, con l’aggiunta dei cosiddetti “deepfake”, ovvero di voci o video simulati che potrebbero essere utilizzati ad esempio per imitare la telefonata di un dirigente che ordina l’esecuzione di un bonifico a un suo impiegato. Strategia che perfeziona quella già ampiamente diffusa, durante tutto il 2019, denominata BEC (Business Email Compromised attack), con la quale un attaccante invia una email legittima disponendo versamenti su un conto da lui controllato.