Hai mai pensato che è proprio quando gli affari vanno bene e la tua attività sembra avere trovato il giusto equilibrio che puoi compromette il lavoro e la fatica di mesi?
Riuscire a sabotarsi è una capacità tipica dell’essere umano, applicata in abbondanza nelle relazioni personali, nella vita privata e nel modo in cui gestiamo il nostro lavoro.
Generalmente si tratta di gesti,pensieri apparentemente innocui ed insignificanti a cui tendiamo a non prestare attenzione.
Basti pensare a quante volte si sente addurre il problema della carenza di personale come ostacolo alla operatività per individuare in un ampliamento dell’organico la soluzione.
Senza considerare che in alcune situazioni personale non adeguatamente “skillato” può addirittura peggiorare il problema.
Come dire: con le migliori intenzioni, si ottiene il risultato peggiore.
L’auto sabotaggio può essere paragonato all’effetto domino, hai presente?Tu hai avuto solo la sfortuna di muovere una piccola ed innocua tessera: improvvisamente ti accorgi che tutto sta andando a rotoli, senza sapere il perché, tantomeno come fermare la catena di disastrosi eventi che sembrano richiamarsi l’uno con l’altro.
Vittime dei sabotaggi sono proprio le persone che, all’interno dell’azienda, devono utilizzare abilità di decision making, cioè coloro che detengono potere decisionale.
Prova ad identificare, seguendo le informazioni qui sotto, quali sono i modi con cui più frequentemente tendi a sabotare la tua azienda.
1) Il sabotaggio della risoluzione definitiva è il primo, temibile comportamento potenzialmente disastroso. Consiste nell’essere erroneamente convinti che le soluzioni ed innovazioni appena applicate ci garantiscano, da qui in avanti,di riposare sonni tranquilli. Ossia che l’equilibrio trovato sia eterno.In realtà, mentre tu rimani “mentalmente fermo” in questa certezza e ti crogioli nella tranquillità virtuale della tua mente, intorno a te, tutto cambia. I sistemi si evolvono naturalmente sotto al tuo naso, e puoi osservarlo solo se tieni aperti gli occhi.La tua attività si trasforma, il mercato esterno si trasforma, i tuoi collaboratori principali si trasformano, i tuoi clienti si trasformano. Solo ciò che è patologico rimane fermo. Smettere di intervenire nel monitorare l’andamento delle soluzioni è il presupposto per perdere di vista ciò che accade e farsi trovare impreparato.
2) Il sabotaggio della stessa soluzione, ossia:insistere a ripresentare ciò che nel passato ha già funzionato. Di fronte ad un problema si tende naturalmente ad applicare continuamente strategie che hanno già risolto problemi simili.Questo principio si basa sulla credenza: “Se è andata bene una volta, la riutilizzo”. Il risultato è quella che viene chiamata “ridondanza”, ossia la presentazione della stessa soluzione in momenti diversi della storia aziendale. E’ una scorciatoia mentale basata sul risparmio (ebbene si, anche la nostra mente è portata ad economizzare!) che ha come effetto quello di continuare a cercare nel passato soluzioni per il presente, ignorando il fatto che alcune condizioni sono cambiate. Di fronte al fallimento della strategia, invece che modificarla o sostituirla, l’istinto è di ripresentarla di nuovo con più convinzione. Questo modo di pensare si traduce in sabotaggio poiché riduce le opportunità di scelta strategica (sempre le stesse), invece che ampliarle (puntare sulla soluzione più adatta in quel momento).
3) Il sabotaggio del rimandare. Interviene quando le cause del problema non sono chiare, oppure quando la situazione è complessa e confusa. L’istinto è quello di aspettare e rinviare la soluzione, in attesa che spontaneamente arrivi un’idea, oppure che la situazione si semplifichi da sola. L’esperienza pratica però ci dice che difficilmente i problemi si risolvono da soli ed il rimandare si trasforma rapidamente in un modo per aspettare,mentre il sistema si complica ancora di più. Proprio come la ruggine: se la tolleri, finisce per invadere tutto. Il rimandare l’intervento si trasforma in sabotaggio nel momento in cui, ripetuto continuamente, si trasforma in qualcos’altro, ossia in una rinuncia ad intervenire.
4) Il sabotaggio del “trovare il colpevole”. Interviene quando ci rendiamo conto che la situazione ci è sfuggita di mano. E’ spesso un comportamento suggerito dalla componente emotiva, un misto di rabbia e paura, che ci porta a distogliere l’attenzione dal processo del problema e cercare un capro espiatorio (una persona, o un gruppo) su cui riversare queste emozioni. Quando all’interno di una situazione problematica incontriamo questo fenomeno, possiamo stare certi che l’azienda stia spendendo inutilmente tempo ed energie. L’identificazione di un colpevole (vero o presunto) può infatti avere l’effetto di abbassare la tensione di alcuni, ma non risolve certo il problema. Nel frattempo, molte energie sono state sottratte alla ricerca della risoluzione, tempo prezioso è stato perso per la ricerca del presunto colpevole ed il clima di collaborazione è stato rovinato.
5) Applicare soluzioni senza una strategia. Compare quando il problema non è chiaro e, di conseguenza, non è chiaro l’obiettivo. La situazione può essere sintetizzata con“non so dove mi trovo, non so dove vado ne come ci vado”.Può essere paragonato alla procedura per trovare una soluzione “per prove ed errori”. Caratteristica di questa modalità è procedere per tentativi, applicando soluzioni che magari, all’interno di una strategia pianificata, potrebbero anche funzionare, ma che utilizzate casualmente non danno i risultati sperati. Il risultato è, nuovamente, un enorme spreco di tempo ed energie. Il problema non è la soluzione che applico, ma la mancanza di una pianificazione strategica che mi indichi, fondamentalmente, cosa fare e come procedere nel tempo. L’effetto della mancanza di una strategia è quello di camminare nella nebbia, senza sapere dove stai appoggiando il piede.
Ora che hai analizzato i cinque principali auto-sabotaggi, e tenendo conto che tutti, in una maniera o nell’altra ci auto sabotiamo, sei riuscito ad identificare il tuo stile naturale?